Armati di violino
tra resistenza armata e resistenza spirituale

1 CLASSIFICATO AL CONCORSO
“ I GIOVANI RICORDANO LA SHOAH”

MENZIONE D’ONORE

PREMIATO DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA AL QUIRINALE

IL GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE USR MARCHE :

“GLI ELABORATI PRESENTATI, LE RICERCHE DOCUMENTATE, LE MODALITA’ESPRESSIVE SONO DI SPESSORE STRAORDINARIAMENTE ELEVATO.COLPISCE LA RICCHEZZA DI PRODUZIONE, LA COLLEGIALITA' CON IL COINVOLGIMENTO DELLE TRE TIPOLOGIE DEL LICEO.”

Il titolo della mostra “Armati di violino,tra resistenza armata e resistenza spirituale” si ispira alla storia di un violino, raccolto in pessime condizioni nel 1944 in una foresta al confine tra Ucraina e Bielorussia. Lo strumento apparteneva ad un bambino ebreo di dodici anni di nome Motele', che sopravvissuto ad un massacro, si era unito ad un gruppo di partigiani. Costretto in seguito ad allietare i nazisti alla mensa degli ufficiali, istruito dai partigiani, ogni sera nascondeva lo strumento nell’edificio e il giorno seguente tornava con la custodia piena di dinamite. E’ stato scritto che il suo esplosivo fece saltare in aria duecento tedeschi.

A raccontare il fatto, un liutaio di Tel Aviv, Amnon Weinstein, che ha raccolto storie come questa in giro per l’Europa e recuperato numerosi violini con incisa la stella di Davide, gli strumenti erranti simbolo di un’umanita' che ha saputo comunque opporsi, che non ha ceduto la propria dignita', al contrario, l’ha mantenuta fino all’ultimo respiro e si e' ribellata in ogni modo. Lo dimostrano i volti e i nomi della doppia resistenza attiva e spirituale che i ragazzi hanno preso in esame e le lettere che abbiamo esposto nella nostra mostra.
Si tratta di materiale autentico reperito in una raccolta curata da Zwi Bacharach, ricercatore dell’International Institute for holocaust Research dello Yad Vashem di Gerusalemme, cartoline/ biglietti / lettere provenienti o indirizzati al ghetto di Varsavia, lettere di ebrei destinati al ghetto di Theresienstadt, documenti scritti o disegnati all’interno dei ghetti e recuperati alla fine della guerra.

La mostra di posters che presentiamo dunque, intende mettere a fuoco la resistenza degli ebrei nel suo duplice aspetto di resistenza armata, focalizzata nel ghetto di Varsavia, e opposizione spirituale analizzata nel ghetto di Theresienstadt, alla luce di una documentazione, lettere, biglietti, cartoline ,che rende il vissuto della Shoah nelle sue innumerevoli forme e temi, quali : la testimonianza, la percezione della morte imminente, la preoccupazione per i figli, la sete di vendetta, i dubbi, la rassegnazione, la fede, la resistenza armata, il suicidio, la clandestinità e il linguaggio in codice.
Non bisogna dimenticare infatti che scrivere lettere rappresentava gia' di per se' un atto di coraggio, perche' la posta era sottoposta a censura. Non solo, molti biglietti provengono direttamente dai vagoni, gettati fuori dai deportati, nella speranza che qualcuno li avesse trovati ed inoltrati ai destinatari: ultimo messaggio all’umanita'.
Si tratta quindi di istantanee di singoli momenti, in cui i vari autori esprimono la loro fede, la devozione verso il proprio popolo, la paura, l’angoscia, l’orrore, ma anche la speranza, il coraggio, la fermezza di mantenere la propria dignità a costo della vita, nonostante tutto.
Con l’ausilio di materiale fotografico autentico, i ragazzi hanno quindi creato una mostra di documenti, in cui si ripercorre l’anima di un popolo che non ha mai ceduto.

A supporto della mostra un diario di J. Korczak, realizzato da tre alunne del quarto Scientifico e un corto “ Il bruco e la farfalla”, liberamente tratto dal diario di Mary Berg, realizzato da alcuni alunni del quarto Classico e illustrato in una nota a parte dal docente interessato.